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Nella casa della Forestale - inedito

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a Michalina

 

Non ci sono le nuvole

di Santa Maria

di tanto lontano

c’è il sole per i polacchi

che hanno fede

non come in Italia

che assola di settimana

e piove di festa

che lavorano al vento

gelido di strano

in questo tempo d’agosto

 

è verdegiallo e blucielo

fin dove si perde

l’ultimo idillio

tra i campi e gli spaventapasseri

e riluccicano vecchi CD appesi

al barbacane

dissuasori

 

Sono disseminati i fiori

ad ogni orto

colorati di dalie

garofanini del poeta

margheritoni e settembrini

assai precoci

sfumano i vellutini

una luce sul volto

di due ragazzi

ammutoliti e ansiosi

davanti agli avventori

dicono al limitare del bosco

che si nascondano

per bere la noia

e l’inedia di questa

affascinante campagna

sterminata e vaga

dove le vie sono

incerte a ciottoli

e terminano nei boschi

 

Qui una volta c’erano i tedeschi

nella Casa della Forestale

è rimasta un’ultima

donna polacca ed un suo figlio

(gli altri sono partiti)

che oggi raduna la corte

in una stanza imbandita la tavola

e dopo sull’erba nell’aia

vicino a tante pannocchie

e a una pozza d’acqua

dove qualcuno s’illude

da anni di fare mare

 

Col segno d’una povertà

esteriore ogni aspetto

è fermo e medesimo

nel tempo

Eppure non ha fine

il fiume che dipana

lontano lontano

il suo estuario

di barchette che vanno

e vengono

e non si incontrano

mai

 

Maniów, 15 agosto 2009

 

 Loredana Savelli - 22/11/2012 16:36:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Rispondo all’appello di Franca perché è giusto: la poesia merita!
Anche la sua lettura critica apre orizzonti non immediati in un testo dal tono sommesso e quasi rassegnato, in cui una sensibilità "antica" confligge con una modernità (penso di interpretare) con cui non c’è vero dialogo (le "barchette che vanno e vengono e non si incontrano mai"). Nella visione un po’ nostalgica della campagna rimasta quasi intatta anche nella sua anima religiosa, particolarmente attuale e pungente è l’allusione all’Italia dove "assola di settimana e piove di festa".
Davvero una lettura interessante e un ringraziamento all’autore.

 Franca Alaimo - 22/11/2012 15:27:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

120 visite e nessun commento. E’ così arduo questo testo di Dante Cerilli? In effetti, sì. L’apparente semplicità narrativa è, infatti, disseminata di microscopici deragliamenti sintattici che allargano oltre misura il respiro delle strofe, sia pure composte di versi brevi, (allo scopo, fra l’altro, di evitare troppe rime o assonanze a fine verso). Anche il lessico è apparentemente piano e parlato, ma con l’innesto di certi termini non frequenti e soprattutto volti ad altri significati. La poesia ricostruisce una località polacca rimasta fuori dal processo di modernizzazione capitalista a cui la nazione è andata incontro dopo la caduta del muro di Berlino: strade che si perdono nei boschi, fiori bellissimi, tinozze piene d’acqua dentro cui ci si illude di vedere il mare lontano, una modesta abitazione. In questo ambiente dominano fede e povertà, binomio molto diffuso in tutta la Polonia negli anni precedenti il 1989; e, allora, la poesia, oltre che disegnare una geografia reale, ha per sfondo e presupposto la storia recente, e come tema quello del divario fra le fasce sociali e non so se sulla punta della lingua rimane anche una considerazione se tutto ciò è stato un bene o no per la cattolicissima Polonia.
La poesia è bellissima e spero trovi altri commentatori.
Se lo merita.

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